Chiesa di San Giovanni Battista – Antro della Sibilla

Chiesa di San Giovanni Battista.

Costruita sul promontorio di Lilibeo intorno al 1555 da Padri Gesuiti, la Chiesa di San Giovanni Battista è tra le maggiori attrazioni della Città di Marsala.

Peculiarità della Chiesa, oltre che importanza storica e religiosa, è la sua ubicazione sopra quella che  da tradizione si intende quale “Pozzo della Sibilla”.

“Marsala, l’antichissima città di Lilibeo; dov’è ora, quella stessa che fu abitazione della prima Sibilla; da cui provenne il nome e le altre Sibille; di quell’una, cioè, delle nuore di Noè, campate dall’universale diluvio; e che, dopo tanto variar di nomi e cognomi secondo il vario domicilio di ciascuna, diede qui infine il titolo alla Cumana; Marsala, fu dessa che diè a questa ultima sede e sepoltura.”

Così Francesco Mazara citava nel suo “Lo Elogium Marsalae” da Lui scritto in latino e da Antonio Lipari volgarizzato l’anno 1900, con lo Scopo di sollecitare il clero (classe erudita in quel periodo) a trasmettere, con insegnamenti  ai giovani l’amore per la propria città.

Ma chi era questa Sibilla, o meglio chi erano le Sibille.

Da tradizioni pagane le Sibille erano Vergini, Sacerdotesse di Apollo, a cui gli dei avevano dato il dono di penetrare il futuro come gli Oracoli.

Incerto il loro numero.

Alcuni autori ne hanno ammesse 14; altri quattro; ma la tradizione più seguita è quella che ne ammette Dieci.

 

La prima era la “Sibilla Persica”, nata sulle sponde del mar Rosso, appellata anche “Sabeta”, la quale nei suoi Responsi Sibillini si appellava la “Nuora di Noè”.

La seconda era la “Sibilla Libica”.  Figlia di Giove e di Lamia che dopo molto girovagare si stabilì tra l’Ellesponto e il golfo di Adramittio, in Asia minore in una regione detta “Troade” ove si dimostrava il suo sepolcro.

La terza, chiamata “Dafne” o anche “Sibilla Delfica”, si diceva figlia di Tiresia l’indovino che dopo la presa di Troia venne consacrata dagli Epigoni al Tempio di Delfo. Di Lei si diceva essere stata la prima appellata Sibilla.

La Quarta appellata “Cumana” in quanto nata a Cuma nella Jonia.

La quinta, vissuta al tempo dell’assedio di Troia era detta “Sibilla Eritrea”

La sesta era “Pito di Samo” altrimenti detta “Sibilla Samia”, di cui si trovano le profezie negli antichi libri dei Samj.

La settima anch’essa appellata “Sibilla Cumana”, era nata a Cuma in Italia ed era tra le più importanti Sibille.

La tradizione narra che Apollo innamorato di Lei, purchè diventasse sua Sacerdotessa, avrebbe esaudito ogni suo desiderio. Ella chiese l’immortalità trascurando l’eterna giovinezza; pertanto invecchiò sempre più.

 

 

L’ottava “Sibilla Ellespondina”, vissuta al tempo di Ciro 2° di Persia. Di Lei si trovano immagini anche in alcune chiese cristiane, in quanto si diceva avesse predetto la morte del Cristo.

La nona era la “Sibilla Frigia”, inizialmente identica all’Eritrea e successivamente identificata con il nome di Taraxandra.

La decima Sibilla Tiburtina chiamata anche “Albunea” onorata a “Tiburne” ossia Tivoli.

Di Lei vengono riscontrate immagini in alcune Chiese in quanto per tradizione si dice che avrebbe predetto la nascita del Cristo.

La grotta di Lilibeo :

Scavata nella roccia a circa 5 metri di profondità, la grotta, oltre al vano centrale, dove si erge un grande altare di Pietra, consta di due accessi che immettono direttamente alla chiesa.

Un lucernario collegato al pavimento della chiesa permette ad una soffusa luce di penetrare il buio della cripta, mentre una sorgente d’acqua sgorgante dal pavimento alimenta una vasca centrale che per antica tradizione vuole che chi vi si immerge per tre volte invocando la SS. Trinità viene guarito da molte malattie per intercessione di San Govanni Battista.

Un altare con l’immagine di San Giuseppe Battista, risalente al XV° Secolo troneggia sull’altare di Pietra.

Numerosi affreschi, in parte ormai cancellati dal tempo, ne arricchiscono le pareti mentre mosaici decorativi ne esaltano  i pavimenti.

La chiesa, servita da una confraternita laica, fu anche adibita a luogo di sepoltura per cittadini lilibetani.

Dai registri dei defunti della Chiesa Madre, nel solo XVII° secolo, più di 500 salme risultano sepolti nella chiesa “specificata quale Chiesa di San Giovanni Battista”; mentre molte altre salme venivano nominate sepolti nella chiesa di San Giovanni non specificando se San Giovanni Battista fuori le mura o altra chiesa del centro urbano.

Oggi la chiesa, benchè non sconsacrata, viene aperta raramente al pubblico.

La Chiesa, ormai Rettoria della Chiesa Madre “San Tommaso Becket” durante l’anno rimane chiusa per aprire i battenti il 24 Giugno (festa della natività di di San Giovanni Battista compatrono della Città di Marsala) con solenni celebrazioni, processione e giochi pirotecnici.

Particolari motivazioni, quali celebrazioni di Matrimonio o battesimi, permettono ai fedeli di usufruire dei locali della Chiesa durante tutto l’arco dell’anno.

 (Antonino Ampola)

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